Il clima cambia… da sempre

Ormai da qualche decennio la stampa in generale, ma soprattutto quella di sinistra inclinazione, viene metodicamente assediata da un incessante ed insistente azione di martellamento per via del mito, secondo il quale, l’industrializzazione ed il consumismo starebbero avviando l’umanità verso l’ apocalittica autodistruzione. I media amano questi miti perché nutrono l’immaginazione di certi lettori e la rendono non solo più fertile della realtà, ma si adatta anche meglio all’ideologia di chi intende rivolgersi proprio agli adepti ed agli apostoli del radicalismo, fedeli amanti del buon sensazionalismo occasionale.In questo contesto, il preteso deterioramento del clima e dell’ imminente fine dell’esistenza biologica sul nostro pianeta, è un tema di successo garantito. Con ciò si rinnova l’ antica versione del vecchio mito di Sodoma e Gomorra, in cui in luogo della vendetta divina, la natura punirebbe i peccati e la mediocrità degli individualisti ed umani egoisti.

Così, i cosiddetti ambientalisti, i puntuali intolleranti di piantone, i non del tutto pacifici “verdi”, i pessimisti del primo turno rinnovano il loro sfogo con grottesche manifestazioni contrarie alla modernità, alla globalizzazione, al progresso: espressioni di benessere volubile, se si vuole, ma pur responsabili dell’ abbondanza o della tanto odiata cultura consumista che condurrebbe alla fatale rovina di ciò che scambiano per quel mitico paradiso terrestre.

Essi sono talmente accecati dal loro congenito pessimismo, che non sanno distinguere la realtà dall’ipotesi; non vedono i fatti per ciò che sono e li presentano per ciò che essi pretendono che fossero. La teoria maschera l’ideologia e si sostituisce alla realtà, proprio come insegna la dottrina del marxismo. Allora, piuttosto di affidarsi alla conoscenza storica che viviamo, si affidano agli isterismi del momento, guidati non dalle nozioni reali della scienza, ma si arrendono ai dogma dell’ideologia che per loro è un’ autentica religione.

Non sembrano nemmeno capire che l’essere umano deve poter legittimamente aspirare alle proprie scelte; se proprio non la può trovare, almeno gli sia concesso di credere di poter realizzare la propria felicità in modo autonomo. Del resto, la felicità non si realizza, ma la si insegue. Infatti, la felicità difficilmente potrà essere raggiunta; essa è solo e sempre sarà null’altro che una semplice aspirazione, una meta che mantiene accesa la fiamma della speranza. Essi non intendono che il consumismo è solo una fase transitoria dei nostri desideri, delle nostre ambizioni; prima o tardi gli individui impareranno che per essere felici non basta “avere” e che magari ci si avvicina più facilmente a tale ipotetico scopo mediante la realizzazione delle proprie piene potenzialità, nel tentativo di “essere se stessi” in qualità di individui, dando valore non tanto ai beni materiali esteriori, bensì ai valori spirituali endogeni e sconosciuti ma che si celano dentro di noi per essere scoperti.

Personalmente, credo che sia più facile aspirare alla propria felicità vivendo umilmente nella semplicità, piuttosto di cercare di soddisfare il proprio ego con il possesso di beni e di consumi. Tuttavia, non vedo cosa ci sia di sbagliato se qualcuno decide di realizzarsi attraverso il futile lusso, o tramite la soddisfazione di altri piaceri più superficiali. Ognuno deve vivere secondo le proprie interpretazioni che nascono da una sensibilità, da una capacità di intendere e da esperienze specifiche, peculiari ed uniche; anche perché, se proprio vogliamo che gli individui imparino a capire l’inutilità del possesso di beni materiali, a questa conclusione potranno giungere solo dopo aver vissuto l’esperienza di possedere.

Pertanto, l’umanità deve poter spontaneamente seguire e completare tutte le sue fasi evolutive necessarie, proprio perché non è possibile capire certi valori senza la pratica dell’ esperienza empirica, prima di poter raggiungere un grado di sviluppo e di maturità in cui i complessi valori spirituali potranno essere valutati al di sopra dei facili valori materiali.

Nella mia ingenua ed umile maniera di intendere la vita concludo che gli umani sono stati condizionati da una specie di gerarchia di priorità di preferenze. Direi che in primo luogo aspiravano al potere. Credo, pure che quell’epoca appartenga al passato; oggi solo una minoranza mira al prestigio del potere. Allora, il massimo dell’aspirazione umana era di emulare il monarca, il capopopolo, il vescovo od il papa e via dicendo. Oggi, la gioventù non sogna di diventare reggente; vaneggia, piuttosto, di diventare famoso, come artista cinematografico, cantante popolare, campione sportivo ammirato dalle grandi masse.

L’esperienza può certamente insegnare come nemmeno i depositari del massimo potere riescono a realizzare la propria felicità: il potere è e sempre sarà insaziabile, perciò, è naturale che ci si volga verso realizzazioni di altra natura. Infatti, più potere si ottiene e più se ne vorrà. Si pensi, per esempio, a Napoleone che stava per conquistare il mondo; dopo essere stato sconfitto, la sorte gli aveva fornito una nuova opportunità, ed invece di accontentarsi a godere il potere nella sua Francia, dopo aver recuperato l’ esercito ed il prestigio, avrebbe potuto rimanere tranquillo a casa sua; non resistendo alla tentazione, ci aveva riprovato ancora per finire i suoi giorni in mezzo all’oceano emarginato da tutti.

Ebbene, io credo che in un futuro, forse ancora lontano, gli umani, dopo essersi saziati ed aver quasi superato la prima fase dell’ambizione per il potere, superanno la seconda fase, quella del bisogno del “possesso”, probabilmente inizieranno una terza fase, quella dell’ illuminazione. Allora, gli umani forse cercheranno di rincorrere la felicità mediante le più sofisticate sensibilità dello spirito, ispirandosi, magari alle filosofie orientali, ormai sempre più in voga e meno ignorate anche in Occidente.

Ma per raggiungere una fase così evoluta è anche necessaria una grande maturità che probabilmente, allo stato attuale non abbiamo, essendo tuttora privi delle necessarie esperienze. Infatti, siamo ancora mossi da due potenti irresistibili forze di natura biologica: la fame che stiamo per neutralizzare quasi ovunque, al punto che oggi il problema non è più trovare alimenti, bensì al contrario, cercare di limitare gli eccessi, mentre il fascino per il possesso, per il lusso e per il piacere delle comodità è ancora fortemente attrattivo.

Probabilmente, continueremo a cercare di realizzarci nel tentativo di soddisfare questi bisogni materiali primari per molto tempo. La chimica che agisce nel nostro organismo produce la sete che ci induce a soddisfare il bisogno di liquido. Se, dunque, riusciamo ad alterare la chimica, forse ridurremo la sete; l’ emotività può aiutare a farlo. Quando ciò avverrà? Io credo che se i totalitari, i dogmatici dell’ultima ora ci lasceranno in pace, permettendoci di soddisfare i nostri bisogni, matureremo pure le nostre esperienze capaci di promuovere le mutazioni. Dopo esserci cibati dell’illusorio sapore del possesso, è probabile che in avvenire dovremmo essere in grado di capire che non serve a niente avere una casa, perché dopo averla ottenuta ne vorremo una più bella e dopo aver acquistato quella più bella, ne vorremo un’altra, al mare e poi un’ altra ancora in montagna e chissà quante altre altrove. senza contare tutto ciò che vi possiamo infilare dentro.

Alla fine, però, a forza di possedere e stanchi di accumulare ciò che non ci può soddisfare, né rendere felici lo stesso, potremo scegliere un’ alternativa, tentando di ricercare la soddisfazione e la felicità in altri modi: attraverso lo spirito che è ancora un universo sconosciuto. Ancora oggi, non sono pochi quelli che, credendo di potersi realizzare spiritualmente, cercano rifugio nelle chiese, praticano la rinuncia o le penitenze, recitando comodi salmi per redimersi dalle colpe; eppure, queste pratiche hanno ben poco di spirituale; esse sovente assomigliano piuttosto a semplici esercizi meccanici pratici: mera superstizione, mentre la vera illuminazione è ancora riservata ai pochi “eletti”.

Ora, il progresso raggiunto in questi ultimi secoli è davvero portentoso: mai come e prima di oggi abbiamo avuto tanto a disposizione; in nessuna epoca anteriore gli umani hanno avuto accesso a tanta conoscenza. Oggi, in qualsiasi istante, possiamo accedere a studi realizzati dai più famosi ricercatori o scienziati, su ogni possibile assunto, su qualsiasi dubbio che ci sorga. Possiamo dire, senza timore di sbagliare, che l’informazione è ormai alla portato di tutti. La conoscenza, l’informazione non sono altro che alimenti della mente, dello spirito. La mole di nozioni condurrà gli umani verso una maturità inedita, anche se non sappiamo in quanto tempo ciò potrà avvenire; pare certo, tuttavia, che il livello intellettivo si eleverà sempre di più ed in modo esponenziale. Pertanto, se in passato gli “illuminati” erano rare eccezioni che si manifestavano eventualmente solo ogni mezzo millennio, non è del tutto assurdo immaginare che in avvenire il numero degli illuminati tenderà a crescere in maniera proporzionale, fino ad espandersi, e diventare magari, qualcosa di comune. Come è noto, è la funzione che fa l’organo; pertanto, se si esercitano intensamente le capacità spirituali, è naturale che se ne svilupperanno pure le prestazioni.

Or bene, fatta questa stravagante, noiosa ed un po’ acrobatica premessa, chi avrà resistito ed avuto la pazienza di seguirmi fino a questo punto, si potrà giustamente chiedere se non è giunto il momento di entrare nel nocciolo della questione: non è ora di arrivare finalmente al succo del tema ambientale che, in fondo, doveva essere l’assunto del titolo?

I chiassosi verdi, insieme agli irrequieti pessimisti ed ai soliti nostalgici di un’irreale era (l’eterna mitica “età dell’oro”, dell’ altrettanto mitico ambiguo “buon selvaggio”) si ostinano ancora a tentar di convincerci che allora il clima era stabile; che siamo noi della modernità ad avere compromesso gli equilibri. Essi pretendono che in altre epoche, in quel mondo idillico, il clima terrestre non subiva alti e bassi, riscaldandosi o raffreddandosi, come avviene ciclicamente e naturalmente pure oggi. La realtà, però, è molto diversa di come ce la descrivono. Infatti, una vasta bibliografia, con ricchi dati archeologici, dimostra come in altre epoche il clima era alternativamente molto più caldo o più freddo di oggi. Le Alpi, ora nude, allora erano coperte di vasta vegetazione; i nostri fiumi, come oggi, invadevano le stesse pianure già allora, producendo grandi alluvioni e coprendo centri abitati importanti.

Sulle Alpi fino a qualche millennio fa i ghiacciai erano di dimensioni più ridotte di oggi; ma millenni più tardi si erano allungati di molti chilometri per ritirarsi lentamente di nuovo. Le prove sono evidenti ed irrefutabili: nella misura in cui i ghiacciai si ritirano, infatti, vengono alla luce reperti di valore eccezionale. Dove fino a qualche decennio fa c’era solo ghiaccio, oggi scopriamo che in antichità c’era una ricca vegetazione. Per questo quella zona oggi coperta di neve si chiamava Groenlandia (Paese Verde). Qui da noi, sotto a quel ghiaccio si nascondevano prove concrete; infatti, vi si trovano perfino resti umani che affiorano con il disgelo, com’ è avvenuto sul ghiacciaio di Simelaun, in Val Venosta che ha rivelato la più straordinaria mummia preservata nel gelo per oltre cinque millenni, praticamente intatta, oggi conservata al museo archeologico di Bolzano. Ma si sono trovati anche resti di tronchi secolari le cui sezioni, attraverso gli anelli fini o larghi, costituiscono la prova scientifica delle mutazioni del clima che condizionavano la crescita delle piante in modo più o meno lento a seconda delle stagioni. Oggi si sa che questi cambiamenti dipendono dalle irregolari attività di combustione del sole, osservabili attraverso le macchie solari.

I legionari dell’ecologia, i fanatici militanti del cosiddetto ambientalismo, sarebbero ben più razionali se abbandonassero il terrorismo della preservazione, aggiornandosi sulle condizioni climatiche dei millenni che hanno preceduto la nostra epoca. Invece, si ostinano ad opporsi dalle nuove scoperte scientifica come quelle sugli OGM. Essi sono motivati da altri moventi: una specie di religione ispirata dalla loro ideologia li istiga contro ogni novità.

Una fede confusa costituisce una fitta cortina per i loro distratti sguardi ed impedisce loro di fare una corretta valutazione della modernità. I loro preconcetti non permettono loro di capire la grandezza dei progressi raggiunti da umani in questi ultimi decenni. Incapaci di capire che la sublima immaginazione umana è sufficientemente saggia da indurre gli umani ad identificare ed correggere i propri errori reclamano. Accecati dalla irrazionale passione che a sua volta alimenta l’ossessivo ed assurdo rancore, pretendono processare il nostro tempo. Hanno ancora la presunzione di aver la licenza di poter giudicare, perché investiti della presunta sacra missione di salvare il mondo da un’apocalittica tragedia, condannando in contumacia proprio gli artefici, quei valorosi individui, i migliori uomini del nostro tempo che per iniziativa particolare si sforzano con creatività ed applicazione per distribuire ricchezza e benessere, e creano un progresso che, nonostante tutto, è il fomento dello sviluppo della migliore epoca mai vissuta dagli esseri umani di tutti i tempi

Che il clima cambia nel tempo, è sotto gli occhi di tutti e recentemente, ce lo conferma anche uno specialista, infatti, si apprende che, secondo uno studio realizzato dallo scienziato Dennis V. Kent, membro della U.S. National Accademy of Science e docente presso la Rutgers University di Brunswick, pubblicato su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences), ad ogni 405 mila anni il nostro pianeta allunga la propria orbita di 5% perciò genera combiamenti del clima.