In Italia, si direbbe proprio di sì.

Non ci rendiamo conto che la furbizia, la capacità di uscire da situazioni difficili, d’improvvisare, di adattarsi facilmente alle circostanze, sono tutte qualità dei Popoli poco organizzati? In questi Paesi, infatti, gli individui imparano a mantenersi in equilibrio in mezzo alle difficoltà. Anche noi, dunque, siamo una Nazione di individui che hanno dovuto sfruttare la propria creatività nell’improvvisazione per compensare le quotidiane difficoltà, dovendo superare ogni genere di ostacolo nella nostra non sempre serena realtà. Oggi, dopo aver quasi abbracciato un grado di benessere generalizzato decente, buona parte di queste doti sembrano in franco declino.Il nostro caro e vecchio Paese è davvero unico, come sono unici tutti i Paesi del mondo e come tutti, il nostro ha le sue caratteristiche, le sue bellezze, i suoi patrimoni storici, artistici, culturali, tradizionali, naturali ma ha pure un numero discreto di equivalenti rovesci negativi. C’è un paradigma che mi ha sempre incuriosito fin dalla mia gioventù; quello secondo cui l’ Italia sarebbe il più bel Paese al mondo. Certo, come dubitarne? Se poi non è proprio il più bello, siamo certamente noi i più belli; se non siamo davvero i più belli, saremo almeno i più eleganti, i più bravi, i più intelligenti; ma se proprio ci sbagliamo dobbiamo per forza essere senza i più furbi, così almeno ci è stato insegnato fin dall’infanzia.

Queste stesse doti, quindi, le troviamo fra quei Popoli che vivono in circostanze di precarietà, come capitava a noi fino a recentemente. Questa presunta superiorità, dunque, non è altro che uno dei tanti miti che coltiviamo gelosamente, come se fossimo speciali; certo, siamo speciali, come tutti gli altri, ma non necessariamente superiori come crediamo di essere. Se proprio vogliamo conferirci un attributo in cui è difficile competere con noi, direi che potremmo accontentarci dell’ assoluto primato in vanità. E questa ci ha indotti a credere alla nostra superiorità.

Ci si chiederà come posso io dubitare delle bellezze infinite del giardino d’Europa? Con quale titolo oso io affermare che l’Italia non è l’ombelico del mondo? Non ci sono i grandi intellettuali del passato che descrivono il nostro Paese come centro del mondo? Basterebbe leggere Goethe, Standhal, Byron, Shelly, Montesquieu e tanti altri… Certo, la loro lettura ci aiuterebbe a capire meglio la nostra indole vista dall’esterno; bisognerebbe leggerli, ma più attentamente, cercando di capire che non tutto ciò che brillava era sempre oro; che non tutto ciò che hanno scritto ci esaltava.

Poi ci dovremmo mettere d’accordo sui valori e sui significati dei termini, perché ciò che è bello per me non sempre è bello anche per quella coppia di amici stranieri, nelle cui vene scorre sangue italiano e che ha visitato l’ Italia più di una volta, ma che afferma di non trovarsi a suo agio come si trova quando viaggia in Germania, negli Stati Uniti ed in altri Paesi.

Sui parametri dei termini ammetto che per me il bello è profondamente diverso del bello di questi miei carissimi amici: difficilmente riesco a descrivere l’immenso piacere che sento circolando in mezzo alle rovine di Pompei; è un sentimento che invade il mio corpo e produce una reazione chimica che provoca un’emozione immane. Ho perso il conto del numero di volte in cui ho provato queste sensazioni, in Cina, in Africa del Sud del Centro, del Nord, in India, in Tailandia, in Brasile, in Perù, inssomma ovunque le circostanze mi hanno condotto. Questi miei amici non capiscono come io possa apprezzare certe bellezze in mezzo alla sporcizia, all’abbandono, le rovine e perfino in mezzo alla più deplorevole miseria. Hanno visitato anche Paesi come la Turchia, la Grecia, l’Egitto e tanti altri Paesi ed a tutte le rovine preferiscono l’eleganza degli edifici ordinati di Chicago, Pittsburg, di Stoccolma, l’architettura moderna di New York e perfino le stravaganze di Las Vegas. Confesso che Las Vegas non mi attira affatto, preferirei respirare la polvere di Giza, l’anarchia delle città dell’India, il caos di Atene poggiando magari i piedi là dove Socrate camminava scalzo; ma come non riconoscere il diritto di conservare il proprio gusto?

Il concetto che l’ Italia è il Paese più bello al mondo è talmente radicato in noi che guai dubitarne, chi osa tanto, commette una specie di vilipendio. Ma, allora, non è lecito chiedersi cosa ci si poteva trovare di bello nel Colosseo adibito ad orinatoio pubblico senza l’acqua corrente? Ma ci rendiamo conto che le nostre piazze e molti palazzi sono abbandonati a se stessi, ormai da secoli? Possibile che la bellezza artistica non debba essere valorizzata, conservata e rispettata in modo più decoroso e adeguato?

Ma a prescindere da tutto ciò, chi può affermare che la mia concezione sull’estetica, il mio gusto siano più corretti del gusto e delle interpretazioni sull’estetica dei miei amici? A me, da buon italiano, piace il radicchio amaro, la liquirizia, ma quanti stranieri condividono questo gusto? Ai Giapponesi piace il pesce crudo; anche i Cinesi mangiano i gamberi crudi ed i serpenti cotti. A me piace anche la frutta tropicale nell’insalata di lettuga, magari con un po’ di yogurt, perché no? Mi piacciono le salse piccanti, i sapori esotici indiani, mentre molti Italiani davanti a tanta “stravaganza” (?) sorridono con ironia, quando non deridono con saercasmo certi gusti che non conoscono. Io, come molti Italiani, bevo il caffè ristretto (senza esagerare), ma alla grande maggioranza degli stranieri non piace affatto. In America , oltre al caffè annacquato si beve la birra ghiacciata; anch’io mi irrito quando in Europa mi servono la birra tiepida.

Noi Italiani non cerchiamo di capire, noi giudichiamo, emettendo vere sentenze ed è per questo che siamo un Popolo oltremodo provinciale, chiuso in noi stessi, alimentiamo in nostri pregiudizi, ma sempre pronti a scimmiottare le banalità ed il linguaggio straniero altrui, senza nemmeno conoscerlo.

Ma rimaniamo nel campo del gusto; esso è soggettivo ed è più che legittimo che a qualcuno possa piacere di più il paesaggio del Reno piuttosto che un monumento antichissimo un po’ malconcio e sovente anche sudicio. Ma il nostro occhio si è abituato a certe immagini e non ci accorgiamo nemmeno se l’intonaco di uno storico palazzo è scrostato o pieno di chiazze. Ci hanno insegnato a pensare che quello è bello così, che non c’è bisogno di aguzzare il nostro spirito critico, pensando che potrebbe essere anche migliore di come si presenta.

E’ questa incapacità di capire le differenze che ci distinguono dagli altri; queste ci impediscono di concepire che tutto il mondo ha le sue bellezze e che non tutte le bellezze si misurano con i nostri particolari parametri. Certo, l’ Italia fino a poco tempo fa ospitava 60% di tutta la riserva artistica dichiarata patrimonio dell’ umanità dall’UNESCO. Del resto, non tutti conoscono questo particolare e questo non basta per qualificare una Nazione come più bella al mondo. Anche perché molti turisti non sanno nemmeno cosa sia l’UNESCO ed atrettati monumenti di indescrivibile bellezza in giro per il mondo, non hanno ancora ottenuto il suo riconoscimento.

Perciò, io ho anche molti dubbi sulla competenza di chi fa certe scelte, come pure sulla reale conoscenza da parte dei miei Conterranei delle vere bellezze esistenti, magari proprio a due passi da casa loro. Un esempio? Chiediamoci quanti sono gli abitanti che vivono a due o tre ore di distanza da Pompei se l’hanno già mai visitata almeno una volta?

Eppure, il paradigma dell’universalità delle nostre bellezze ci ha montano la testa; si illudono soprattutto coloro che non hanno mai visitato altri luoghi e che ci parlano dell’azzurro del nostro mare di Capri, senza poter immaginare il colore, non dico del Mar dei Caraibi, delle Hawaii, di certe zone del Brasile e così via, ma delle coste delle Isole Baleari a due ore di volo.

La nostra presunzione non ci permette di ammettere che Paesi come l’India, la Cina, la Turchia e chissà quanti altri Paesi possono avere tesori artistici ed archeologici altrettanto importanti quanto i nostri e sovente di migliaia di anni più antichi, o che altre zone al mondo possano nascondere attrazioni naturali che noi non riusciamo nemmeno a sognare. Da troppo tempo ci consideriamo il centro del mondo e gli altri, poveretti, condannati ad abitare solo in “periferia”. Invece, dimentichiamo che proprio l’Impero Centrale era la Cina e la Città Proibita il “vero” ombelico, il centro del mondo, anzi dell’Universo…

Pertanto, è legittimo che ogni Popolo creda che il suo sia il più bel Paese al mondo, magari senza osare ad affermarlo ad alta voce, come sovente facciamo noi.

Un altro esempio della nostra scarsa conoscenza del mondo è quello della cucina; infatti, ogni volta che si discute di gastronomia i miei cari Conterranei italiani osano affermare che la nostra è la migliore cucina al mondo. Bella pretesa! Già, noi abbiamo la “dieta mediterranea”, vero? Ma, per caso, tutti hanno il nostro stesso gusto? Certo, la nostra è un’eccellente cucina anche perché estremamente variegata, dove non mancano verdure e frutta; poi, abbiamo degli ottimi formaggi, salumi e prosciutti veramente deliziosi. Ma io conosco molte persone che solo a sentire l’odore del formaggio storcono il naso ed i salumi non li assaggerebbero nemmeno se minacciati di morte… si fa per dire, naturalmente; poveracci, non sanno cosa perdono.

Mi considero un individuo oltremodo fortunato e mi riconosco soprattutto come cittadino del mondo; credo di aver diritto alla patente di “cosmopolita” e sono convinto che ogni luogo al mondo abbia il suo fascino, un fascino suo particolare. Riesco ad ammirare una distesa di deserto e godermi il calore che la sabbia ardente sprigiona. Riesco a sentire un’ emozione impossibile da descrivere davanti ad un paesaggio completamente coperto dalla neve, dove il silenzio sembra essere assoluto. Mi emoziono solo sentendo il profumo che emana la terra arida, improvvisamente bagnata dalla prima pioggia; mi sento quasi in estasi camminando nel bosco sotto lo scricchiolio delle foglie secche e mi par di abbracciare il mondo sentendo gli aromi, gli anarchici rumori nell’obra della foresta tropicale. Riesco a lasciarmi rapire anche ammirando il solo firmamento stellato e quell’incessante tremolio di luci in un’interminabile danza armonica senza fine come se fossero migliaia di lucciole a passeggio nello spazio, portano la mia immaginazione verso spazi senza fine.

Ma non tutti la pensiamo allo stesso modo, per la nostra felicità; se non fosse così sarebbe disastroso e questo mondo e questa esistenza sarebbero oltremodo noiosi ed insignicanti; fortunatamente, altri hanno un’altra concezione del bello e del buono e così ognuno ha le proprie particolari preferenze.

Queste sono le bellezze che agiscono su di me, che sento io in modo particolare ed unico; perché io sono un individuo con la mia indole, la mia sensibilità, le mie esperienze che non potranno essere mai più ripetute da nessun altro; e noi siamo tutti così, uno assolutamente diverso dall’altro che osserviamo il mondo da finestre differenti, interpretando ciò che veniamo da una specifica dimensione. Altri miei amici amano i negozi, i ristoranti esotici, la pulizia per le strade. Altri ancora amano la buona educazione negli alberghi, le comodità ed il lusso; non rinunciano alla puntualità negli aeroporti e dei mezzi pubblici; considerano la mancanza di rispetto, gli scioperi un aboso che non può essere tollerato. Siamo tutti diversi ed abbiamo le nostre individuali e particolari preferenze.

Ecco cosa manca a noi Italiani: una visione cosmopolita e moderna del turismo gestito professionalmente; manca una comprensione della mentalità del turista che pensa con la propria testa, partendo da casa sua con le sue proprie unità di misura; segue il proprio gusto ed è inclinato alle proprie preferenze; egli può anche benissimo non apprezzare quelle che noi consideriamo le nostre più esaltanti bellezze dell’universo.

Il turismo nel Bel Paese è un’attività completamente abbandonata a se stessa. Gli stessi operatori turistici sembrano indifferenti alle preferenze del proprio pubblico consumatore. E’ ben per questo che il nostro turismo va avanti per forza d’inerzia, ma non progredisce, anzi, forse è in franco declino, mentre in altri Paesi viene affrontato seriamente come un’autentica ed importante attività economica; una miniera da sfruttare con competenza, non come da noi, dove sembra essere considerata una mera attività predatoria. E’ inconcepibile che in un Paese che di per sé dovrebbe avere una straordinaria vocazione per l’industria del turismo si faccia di tutto per screditare noi stessi, deludendo i nostri stessi migliori clienti.

Ecco le sorprese delle statistiche; esse denunciano la nostra crisi nel settore, mentre altri Paesi continuano ad accrescere la proprias partecipazione del settore. E’ un peccato dover constatare come in una delle attività più prospere e più promettenti dell’economia mondiale e del futuro, continuiamo a perdere spazio ad ogni anno che passa. Già, perché nonostante il tempo libero aumenti ovunque e la gente possa viaggiare sempre di più, ahimè visita sempre meno il cosiddetto “Bel Paese”. Ora scopriamo che anche la Cina ci ha superati e c’è chi dica che fra un po’ ci supererà anche l’India, ma nessuno si chiede come i Cinesi trattano i turisti. Poi ci scandalizziamo se il turismo di Berlino supera quello della grande Urbe, madre di tutta una civiltà e sede della principale religione occidentale.

Ma non c’è da sorprendersi né da scandalizzarsi, bensì da colpirsi il petto e recitare un bel meu culpa, spargendosi la cenere sul capo! In varie occasioni ho discusso l’assunto, anche con persone di un certo livello culturale e perfino con operatori del ramo, ma con la caratteristica scarsa visione dell’economia che vige in Italia, prevale una forma di endemica miopia, alimentata da altrettanta dose di presunzione che ci impedisce di vedere come stanno veramente le cose.

Consideriamo il turismo un’attività servile, poco degna! Quale presunzione! Indegna è invece la nostra immodestia, l’alterigia con cui trattiamo i turisti, come se fossero degli intrusi; spesso ci approfittiamo di loro per far loro spendere di più di ciò che è lecito, con prezzi da estorsione e non è raro derubarli sul cambio. Negli alberghi li accogliamo, non dico con indifferenza, ma spesso addirittura con maleducazione. I turisti son giudicati dalle loro apparenze, dalle loro provenienze, guardati dall’alto verso il basso, sovente come se il loro arrivo fosse inconveniente. Sono accolti da gente senza alcuna sensibilità che intima all’ospite la consegna del passaporto in modo secco e rude. Alberghi con personale assolutamente non qualificato che sembra più cortese solo quando evidenzia un accento straniero. Eppure, le nostre reti alberghiere sovente sono fra le più care al mondo, ma di qualità mediocre: le stanze sono spesso vecchie e puzzano di fumo; le docce quando sono moderne sembrano essere fatte su misura per i pigmei; ci sono ancora gli allarmi con una funicella nera lurida di sporco; gli ascensori anche quelli più moderni sono piccoli, scomodi e lenti. Nei ristoranti i prezzi sono proibitivi al turismo di massa.

Sarebbe utile paragonarci ai centri turistici americani; vi si mangia benissimo senza spendere tanto; gli alberghi hanno le stanze della dimensione di un nostro appartamento, ci sono i piani per i fumatori in rispetto alla maggioranza che detesta quel fetore. Da noi? C’è mancato poco che si mettesse in croce il ministro Sirchia ed ancora oggi c’è gente che crede di aver ragione, di avere il sacrosanto diritto d’inquinare ogni locale pubblico.

Poi non parliamo dei disagi a cui i turisti stranieri si devono assoggettare. Essi pagano e dovrebbero avere il diritto a servizi decenti, durante i loro passaggi nel “più bel Paese al mondo”, invece, per causa dell’ endogena incapacità di concepire il turismo come un affare lucrativo che distribuisce ricchezza, sovente si rivela un vero inferno. Le nostre normative sugli scioperi non contemplano il minimo rispetto per i diritti del consumatore che viaggia e contribuisce al benessere di tutto un settore. Cosa pensa gente come Bertinotti che difende l’articolo 18 con i denti? Ah… i turisti che ci visitano che si adattino ai costumi locali; le regole della nostra repubblica sindacale valgono anche per loro. Gli addetti negli alberghi si sentono talmente protetti che possono infischiarsi della soddisfazione o meno del turista; se poi, l’anno seguente, sceglieranno altri itinerari, sembra non riguardarli, visto che il posto di lavoro è già assicurato e garantito da un modello corporativista che non conosce uguali altrove.

Il più bel Paese al mondo, vero? Un luogo per essere bello deve essere anche attrattivo e anche accogliente per chi lo visita. Il turista deve sentirsi decentemente rispettato, altrimenti sceglie altri lidi. Oggi la nostra reputazione è pessima: siamo i campioni mondiali dello sciopero, dei ritardi negli aeroporti affollati dove altro persoonale tratta con sufficienza il turista che soffre disagi di ogni specie e natura. Ci siamo consolidati una reputazione, è noto in tutto il mondo, infatti, che non si hanno riguardoi per lo straniero. Gli operatori dal canto loro non osano fare investimenti, perché l’attività è ferma da decenni, anzi è in declino ed in Italia è più facile divorziare dalla moglie che cacciare un dipendente maleducato.

In gioventù ho fatto la guida turistica per quella che allora era il più grande operatore turistico al mondo. Viaggio da quando, a diciotto anni, mio padre mi ha inviato a fare il primo corso estivo di perfezionamento d’inglese a Londra, seguito da altri corsi di Francese in Francia e di spagnolo in Spagna. Ho perso il di quante volte devo aver fatto il giro del mondo; ho visitato gli Stati Uniti più di un centinaiio di volte; non so in quanti alberghi posso aver pernottato, ma certamente vicino ai 500; credo di aver titolo di poter criticare il Paese che più amo; quello che mi ha visto nascere a guerra appena conclusa, quando la gente era ancora gentile, ottimista ed amava lavorare; forse, perché allora si temeva la fame; non più, ora: siamo diventari Signori e troppo ricchi per fare i servi agli stranieri!

Se un turista al bar chiede dell’acqua, gli presentano una bottiglia di acqua minerale a 1,2 e addirittura 3 Euro. Negli Stati Uniti, non si ha nemmeno il tempo di sedersi e prima di ordinare, un cameriere oltremodo gentile porta un bicchiere d’acqua stracolmo di ghiaccio al costo zero!