I MANOSCRITTI DEL MARMORTO di Stephen Hodge (Recensione)

Sui famosi Manoscritti di Qumran, che tanto scalpore creavano fino a qualche tempo fa, molto è stato scritto e non sempre tutto con la dovuta oggettività. Stephen Hodge, nel suo eccellente saggio, mostra la serietà del ricercatore equilibrato e passa in rassegna le diverse tappe che hanno costituito il ritrovamento di questi importantissimi documenti. Egli descrive l’iniziale difficile composizione, partendo da migliaia di frammenti; come si sono svolte le rispettive analisi, la lunga fase delle traduzioni ed il difficile lavoro di esperti specialisti che ha richiesto la delicata opera durata un ventennio, fino alla conclusione delle diverse interpretazioni a cui giungono osservatori e studiosi di distinta inclinazione.

L’autore non esita a squalificare in pochi paragrafi teorie stravaganti, estreme e troppo sensazionaliste, ma riconosce – per esempio – che certe tesi di Robert Eisenman indicano coincidenze convergenti troppo impressionanti per non essere commentate; infatti, inducono davvero alla meditazione anche i più scettici.  Infatti, più recenti scoperte archeologiche nella stessa zona, hanno portato alla luce uno scheletro privo di teschio; ciò fa pensare a quello che alcuni considerano il “vero”, il “primo”  Messia, Giovanni il Battista, decapitato quando la sua azione minacciava la sicurezza della monarchia e del quale Gesù, secondo alcuni, avrebbe, poi,  continuato la missione, dopo esserne stato iniziato…

Questa è un’opera di facile e scorrevole lettura, utile a chi aspira alla migliore comprensione delle storiche origini del movimento oggi definito “cristiano”; una dottrina che in realtà porta la determinante firma di Saulo, ovvero Paulo di Tarso. Particolarmente sconcertanti sono le circostanze che potrebbero mettere in diretto rapporto Yeshua – come l’autore chiama Gesù, per non confonderlo con il nostro Cristo, evitando pure di direttamente offendere la sensibilità dei Cristiani impegnati – con l’avvento e lo sviluppo del Cristianesimo nel mondo.

Non è per caso che le astrazioni, le congetture ed i dilemmi di cui si scrive sul Gesù storico risalgono a tanto tempo e che da allora si trascinano con crescente insistenza; infatti, ciò che si deduce ultimamente non sempre coincide con quanto ci è stato insegnato fin dalla nostra infanzia. Famose sono le osservazione dello storiografo e bibliofilo Rudolf Bultmann autore di diversi saggi che hanno contribuito e divulgare dubbi, demitizzando molti aspetti della nostra religione e di cui mezzo secolo fa, in Italia, scriveva anche Augusto Guerriero sul Corriere e sulla terza pagina di EPOCA.

Hodge osserva ancora come, sovente, certe scoperte archeologiche avvengono per caso: qui, un pastore entra in una grotta in cerca di una capra sperduta e trova anfore piene di millenari papiri ben conservati; molti fedeli impreparati, sono colti di sorpresa e dominati dalla perplessità; i testi rivelano indizi che poi vengono a scombussolare antichi consolidati paradigmi. Pur ridimensionando gran parte dell’iniziale mito in cui i rotoli erano stati coinvolti dal solito sensazionalismo popolare, l’autore produce ulteriore interesse nel lettore curioso ed insoddisfatto, sensibile alle sempre nuove verità che emergono da scavi ed esplorazioni sotto la luce di nuove plausibili evidenze e da sempre rinnovati fortuiti quanto inattesi ritrovamenti.

Una panacea per chi alimenta vivo interesse per questa letteratura; infatti, il ricco genere di questa seducente ed inesauribile tematica, soprattutto oggi, si arricchisce continuamente di ulteriore nuovo materiale, aggiungendo indizi alle evidenze da studiare, potendosi dilettare a perseverare nella propria ricerca di risposte a remote domande rimaste in sospeso per secoli e perfino millenni, fino a stancarsi. Magari, frugando avidamente fra le ultime misteriose rivelazioni che con una certa puntualità, apprendiamo nuovi dati che ogni tanto sorgono da inediti ritrovamenti antichi, di documentazioni come quanto ci proviene da Nag Hammadi o da El Minya, preziose testimonianze, recentemente ricomposte, tradotte e pubblicate, alle quali l’autore accenna brevemente.

Al pari di numerosi teologi ed altrettanti ricercatori anticonformisti, critici in rapporto alle esclusive interpretazioni di tradizione canonica, anche Hodge fa notare come l’usurato termine greco “Vangelo” significa solo “buona notizia” e che “apocrifo” non vuol dire affatto falso, come ci è stato ambiguamente propinato per tanto tempo, bensì, molto semplicemente “nascosto” o “segreto”.  Del resto, una vastissima letteratura mette sotto scacco buona parte della dottrina così come è giunta a noi, e poco si parla della famiglia di Gesù e del rispettivo passaggio per la Turchia, per il Pakistan, l’Afghanistan e addirittura della presenza in India, dopo aver percorso la via di Damasco, di cui numerose sono le citazioni nella tradizione islamica. Del resto, non è un segreto che anche per l’Islam Gesù era un profeta e che come tale è ancora venerato.

Ebbene, ormai, liberati anche da certi ingiustificati complessi di colpa o da altri timori, oggi, si può accedere a questi documenti e a tutta una serie di testimonianze, liberamente, non solo perché si sono miracolosamente preservati – anche se solo parzialmente – dal logorio del tempo, ma anche perché sono disponibili pubblicamente – ed in parte – sottratti alla vincolante tutela di chi si aggiudicava il pretenzioso monopolio della conoscenza e delle interpretazioni divine, per fortunatamente passare nelle mani della ricerca scientifica e della libera speculazione. E così apprendiamo, fra l’altro, che secondo oltre 200 teologi e biblisti qualificati e accademicamente riconosciuti – come Bart Ehrman, per esempio -, solo 20% di tutte le massime attribuite a Yeshua sono state considerate da questi veramente autentiche.

Egli ricorda, infine, come con il trascorrere dei secoli ogni generazione fatalmente tende a modificare le interpretazioni di testi antichi; sovente sono corrotti da ambigue, precarie o sommarie traduzioni, quando non addirittura falsati da vere e proprie corruzioni dei testi, soggetti pure ad inopportune manomissioni come volontarie aggiunte e mutilazioni. Per cui molte scritture antiche, come pure molti termini, subiscono mutazioni nei loro stessi significati. Robert Green Ingersoll, infatti, fa osservare che “profetare”, in antichità non significava predire eventi futuri, ma semplicemente “poetare”; il profeta era un semplice poeta. Così, versioni contrastanti nelle rispettive interpretazioni risultano molto spesso incompatibili fra di loro e ciò non è altro che la naturale conseguenza di tale processo nel tempo.

In conclusione, ai curiosi come noi, non rimane che completare l’opera che ci giunge da Saulo, alias S. Paolo, cercando di scovare fra ciò che altre fonti non riconosciute dall’ufficialità, come lo possono essere i Vangeli apocrifi di Maddalena, Filippo, Tommaso e Giuda oltre alle fonti orientali od occidentali, non molto note al vasto pubblico. In questo modo, forse, potremo aggiungere alcuni tasselli che da sempre mancano allo straordinario mosaico di questo grande quanto misterioso personaggio che ha dato inizio alla nuova era dell’Occidente. Molti altri dettagli sorgeranno dalla memoria celata dai millenni, gettando luce su molti misteri, in grado d’illuminare ancora meglio l’autentico messaggio etico di fraternità e tolleranza tramandatoci dal Nazareno.