UBAR di Nicholas Clapp (Recensione)

Il Mito Diventa Realtà

Il mistero di Ubar rievocava solo un antico mito; un mito che molti consideravano una semplice quanto bella e curiosa favola, ma qualcosa è cambiato e la realtà ora supera la fantasia.

In molti credono che la storia abbia bisogno di essere riscritta in continuazione, anche perché – come Popper insegna – la conoscenza non si esaurisce e ad ogni nuovo momento vissuto apprendiamo nuove nozioni, potendo interpretare la realtà in funzione di nuove esperienze e nuove scoperte.Invece, molti storiografi dall’alto delle loro prestigiose cattedre, non la pensano così e, all’apice delle proprie carriere, soddisfatti ed appagati degli allori conquistati, preferiscono rimanere fedeli a ciò che si sa – o che si crede di sapere – senza troppo scomporsi né scomodarsi. Nella loro presunzione, non ammettono di dover prendere lezioni da profani; essi si negano, quindi, di ritoccare paradigmi ormai consolidati nel tempo. Allora, guai a chi li contraddice; ragione per cui i soliti conservatori, sovente, avversano apertamente chi osa gettar ombra sulle loro posizioni e quando si arrischiano a penetrare i misteri non ancora rivelati.

Tuttavia, per il bene del progresso, ogni tanto, è utile e necessario che fra i legittimi titolari della conoscenza, si affacci qualche anticonformista, quando un impertinente dilettante da buon intruso, si intromette, dando una scrollata a chi è ormai pronto a godersi l’ambita pensione, standosene troppo comodo nella sua conquistata poltrona.

E’ capitato spesso in passato, fra l’altro con un certo Schliemann che, indifferente all’arroganza dei presuntuosi accademici, convinto di interpretare correttamente Omero, era riuscito a scavare sul posto giusto fino a trovare lo strato delle ceneri della mitica Troia che, fino a quel momento, i sapienti del tempo consideravano una mera mitica invenzione di un oscuro, seppure esimio narratore. E ciò sembra ripetersi puntualmente; infatti, molte delle grandi scoperte ed invenzioni rivoluzionarie nascono dalla testardaggine di individui che, uscendo dalla via maestra, decidono di seguire strade nuove e sconosciute, indifferenti alle critiche ed alle derisioni e, pur sentendosi umiliati e squalificati come incompetenti, privi di titoli per occuparsi di certe questioni, vanno avanti e spesso si impongono.

Recentemente, abbiamo visto come l’ufficiale della marina britannica Gavin Menzies con il suo saggio 1421, LA CINA SCOPRE L’AMERICA https://liberalismowhig.com/2009/04/18/la-cina-scopre-il-mondo/ fornisce cognizioni rimaste nascoste nelle biblioteche e nei musei per secoli, mentre il nostro Ruggero Marino, in CRISTOFORO COLOMBO – L’ULTIMO TEMPLARIO

https://liberalismowhig.com/2009/12/02/colombo-la-revisione-della-sua-storia/ , dopo anni di pazienti e meticolose ricerche, ci rivela come il navigatore genovese (figlio del papa Innocenzo VIII) aveva già fatto altri viaggi verso il Nuovo Mondo prima che gli si fosse ufficialmente riconosciuta la scoperta di nuove terre ignote, realizzazione portata a termine in modo assolutamente consapevole e non affatto casuale, come una certa storia condizionata da interessi, ha voluto farci credere.

Ebbene, ecco un ulteriore interessante saggio di uno di questi coraggiosi dilettanti che, per iniziativa propria, va alla scoperta della mitica Ubar, antica città che in un’epoca remota aveva conosciuto un incomparabile benessere grazie all’ambiente favorevole alla crescita della pianta dalla quale si ricavava il migliore incenso prodotto dalla resina dell’olibano.

Eppure, l’opionione comune era che si trattasse solo di una delle tante leggende. Ma Nicholas Clapp, dopo aver ottenuto dei modesti finanziamenti, si avventura nel mondo inospitale del deserto d’Arabia, convinto di poter interpretare correttamente quanto descritto nei testi sacri musulmani e narrato ne LE MILLE E UNA NOTTE, avvalendosi delle più moderne tecniche di ricerca e di osservazione dallo spazio, anche con l’ausilio dei rilevamenti dei modernissimi e sofisticati satelliti artificiali; ed, infatti, percorrendo quei rilievi e superando le tante dune e montagne di sabbia accumulata nei millenni, trova e stabilisce il centro del traffico di tale preziosa essenza, tanto ricercata per le cerimonie religiose dell’antichità.

La città di Ubar è anche considerata l’Atlantide del deserto: uno strano fenomeno geologico la fa sprofondare, lasciando pochissime tracce della sua remota esistenza. Tracce scoperte per iniziativa di un ostinato quanto appassionato dilettante convinto di trovarne l’ubicazione.

Così, trasportando con sé il curioso lettore che lo accompagna in questa affascinante avventura, finalmente si rivela l’entusiasmante realtà, rimasta nascosta per tanto tempo agli occhi di tante generazioni.