CANDIDO O DEL PORCILE DELL’UNIVERSITA’ ITALIANA

di Ernesto Parlachiaro (Recensione)

Pubblicato anche su www.politicamagazine.it

Il cattivo esempio che viene dall’alto…

Libello interessantissimo, da leggere tutto d’un fiato in poche ore, ma ricco di dettagli sulle vergognose distorsioni che si mettono in scena non solo ma soprattutto nei nostri onorati atenei, in detrimento di valori etici che dovrebbero prevalere almeno nel mondo del magistero, da dove ci si potrebbe attendere l’esempio etico.

Scritto con tanta maestria quanto è ricco di ironia e di penetrante sarcasmo; l’autore sembra riversare tutto il risentimento accumulato in anni di delusioni: pur avendo largamente dimostrato la propria competenza, deve affrontare il dramma in prima persona delle ingiustizie di un ambiente debosciato in cui ha prevalso il più negletto nepotismo, così diffuso negli ambienti dell’insegnamento accademico italiano.

Dinanzi a tanta discriminazione, non misura il peso delle critiche per le umiliazioni subite durante anni, dovendo sopportare perfino le poco dissimulate canzonature per aver osato presentarsi senza un “padrino”.

Subisce l’abuso da parte di chi si è appropriato delle comode poltrone che contano nelle nostre Università. Infatti, il protagonista per decenni ha sofferto la frustrazione di non poter realizzare le proprie giuste e legittime aspirazioni nonostante avesse ampiamente dimostrato la pertinenza delle sue pubblicazioni nel dominio della sua materia, la filosofia.

Il testo è di lettura oltremodo chiara e scorrevole, un po’ sulle righe di Voltaire e di Orwell, come si deduce fin dall’inizio e dallo stesso eloquente titolo, costituisce un’eccellente parodia contro un costume ahimè ampiamente diffuso non solo nelle nostre Università, ma generalizzato un po’ ovunque, dove molti concorsi pubblici si svolgono con i risultati segretamente prestabiliti fra le pareti del potere dominante, in maniera nemmeno eccessivamente velata, in uno sfacciato gioco di carte marcate per favorire parenti, amici, correligionari e fedeli anche se incompetenti portaborse.

Siamo, ancora una volta, dinanzi alla privatizzazione dei privilegi da parte di un potere pubblico e politico asfissiante, dove istituzioni che dovrebbero insegnare le buone pratiche, premiando il merito, squalificano invece così frequentemente i migliori per favorire i protetti della casta, scelti a dito nonostante non ne posseggano chiaramente le qualifiche. Non c’è da meravigliarsi se in questo ambiente viziato, il progresso della nostra cultura si è praticamente insabbiato.

Lettura di poche pagine, ma assolutamente da raccomandare! Soprattutto a coloro che predicano la morale e si limitano a puntare il dito in un’unica direzione…