OMBRE SULLA VIA DELLA SETA di Colin Thubron – (Recensione)

Sempre interessato alla storia ed alle rispettive origini dei Popoli – chiamiamoli – “esotici”, soprattutto di antichissime tradizioni quali quelli che popolano zone da noi poco conosciute, ho letto con immensa curiosità questa opera. Infatti, pur avendo fatto numerose volte il giro del mondo, recandomi, fra l’altro, decine di volte in India e Cina, confesso con non poca frustrazione, di non aver mai visitato molti Paesi dell’Eurasia, cosa che spero di avere ancora il tempo di fare.Pertanto, ho apprezzato oltremodo questa cronaca che a tratti, in una prosa gradevole ed elegante, descrive storie, leggende, tradizioni, drammi e tragedie di personaggi, di etnie e Nazioni di cui noi, incalliti egocentrici Europei, troppo spesso, poco abbiamo imparato. Infatti, ci hanno insegnato che noi saremmo i padri di grande parte della conoscenza, delle scoperte e delle invenzioni, ma ignoriamo l’elevato grado del contributo dato, per esempio, della Cina che con grande anticipo sull’Occidente, ha sviluppato tecniche giunte a noi, in alcuni casi, con un ritardo millenario, grazie all’azione dei mercanti, ma anche in seguito alle numerose invasioni e razzie che si rinnovavano con una certa frequenza fra l’Europa e la lontana Asia, portando con sé non solo lutti, ma anche tecniche e conoscenze che vanno dalle staffe utilizzate dagli Unni, alla polvere da sparo e le prime armi da fuoco importate dalla Cina dai Mongoli, dai meccanismi del primo orologio ad acqua, ai caratteri mobili della stampa, la tecnica di produrre la carta, al timone, alla porcellana fino alla bussola per citarne solo alcune.

Così, l’autore percorre strade passando pure per deserti, villaggi sperduti ed isolati, su itinerari non sempre sicuri che, prima che allo scadere del XV secolo i Portoghesi superassero il Capo di Buona Speranza, quando, inaugurando le nuove rotte verso l’Oriente, rivoluzionavano i rapporti con il mondo, dando così, inizio anche agli imperialismi europei, mentre, prima che i vascelli incrociassero gli oceani, trasportando mercanzie e truppe, le vie percorse anteriormente erano seguite dalle carovane di cammelli carichi di spezie, sete e perle, nascondendo fra queste anche molti segreti.

Ed egli, fra una tappa e l’altra, fermandosi nei caravanserragli, dove allora si rifugiavano i viaggatori di altri tempi, riepilogava eventi e ricordi di un’epoca ormai lontana. Egli narra pure della sua ricerca di siti e resti archeologici sperduti, parzialmente diroccati, consumati dai secoli al punto di renderli irriconoscibili e spesso coperti dalla sabbia e, quindi anche dimenticati, ma che per millenni hanno testimoniato il passaggio, lo scontro e l’incrocio di etnie, orde, eserciti come quelli di Alessandro Magno, di Gengis Kahn e di Tamerlano e dei loro successori, come pure dei grandi viaggiatori come il nostro Marco Polo, l’arabo Ibn Battuta, i missionari nestoriani, o gesuiti come Matteo Ricci e di altrettanti avventurieri che hanno fomentato gli scambi di idee, nozioni, merci ma anche di geni, senza i quali il mondo occidentale non si sarebbe arricchito sia geneticamente ed evolvendosi tecnicamente come di fatto – e per il bene dell’umanità – è avvenuto.

L’autore britannico qui fa rivivere momenti storici ed allo stesso tempo esperienze proprie, soggiornando in luoghi di cui, in molti casi, leggiamo solo dei recenti conflitti e ci aiuta a capire anche altre realtà, narrando e descrivendo comunità delle più diverse etnie dei loro millenari costumi delle lingue e dialetti parlati e delle più distinte e remote provenienze. Così, da queste lezioni apprendiamo che ogni Popolo dispone di un patrimonio proprio, di culture di cui, sovente, così poco sappiamo, mentre ciò che ci conferma come tutti abbiamo sempre qualcosa da imparare e da insegnare e che, al contrario, l’isolamento non è utile a nessuno e come la stessa esperienza cinese insegna che, pur essendo all’avanguardia della conoscenza per millenni, credendo di non aver bisogno dello scambio, quando i suoi dirigenti hanno deciso di isolarsi dal resto del mondo, tale scelta ha propiziato il declino di una ricchissima Nazione, dal quale solo in questi ultimi decenni di intensi  scambi, si sta riprendendo in maniera addirittura spettacolare.

Una lettura da raccomandare, perciò, a tutti coloro che non apprezzano e non credono all’utilità dei valori delle diversità, come a coloro che temono ed avversano l’irrinunciabile globalizzazione, ed in fine a chi ingenuamente ancora alimenta superficiali preconcetti, secondo i quali noi Occidentali saremmo gli unici depositari della civiltà, proprio in un’epoca, ora, che gli Asiatici molto più operosi di noi, a lunghi passi, stanno recuperando il secolare ritardo accumulato per superarci nuovamente, come lo può dimostrare il fatto che la modesta Corea del Sud, attualmente, registra più brevetti da sola che tutta la Comunità Europea messa insieme.