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LA REALTÀ SI RIVELA NELLA STORIA DA INTERPRETARE

È oltremodo curioso e perfino impressionante come un elevato numero di individui, ma anche Organizzazioni come Partiti politici, Sindacati, giornalisti simpatizzanti, religiosi, associazioni culturali, artisti, affaristi, ONG ecc. – spesso patrocinati e sovvenzionati dai governi Lula/Dilma -, che sono soliti a definirsi “progressisti”, ossia presunti depositari del miglioramento delle condizioni umane, quando, in realtà, nei fatti, dimostrano di non essere altro che i più evidenti pervicaci conservatori di tutto ciò che favorisce le proprie cause politiche ed economiche alla propria conservazione del potere, sono sempre pronti a scalare le barricate pur di dare il loro disinteressato appoggio agli amici ideologici. Ed infatti, il ricorso a due pesi e due misure nel giudizio di concetti similari, ma politicamente opposti, è più che  palese. Non per niente, si rimane perplessi dinanzi a quale ostinata cecità i soliti noti, sinistri mancini e loro alleati, insistono a difendere i loro più esemplari prediletti satrapi di piantone di mezzo mondo, indipendentemente da ciò che deriva dalla loro disastrosa azione.

Nel concreto, esempi paradigmatici sono i casi cileni e brasiliani in diretto paragone con quello cubano: i militari del Cile, di fatto, hanno sì, rovesciato il governo di Allende che stava per collettivizzare il Paese, con il pericolo di contaminare anche altri Paesi; tuttavia, pur avendo prodotto circa tremila (3.000) vittime, dopo aver sanato l’economia e riportato il Cile fra le più prospere nazioni del Continente, il Generale Pinochet ha democraticamente restituito il potere, in maniera spontanea e volontaria, ai politici. Non sorprende, pertanto, la difesa assunta, a suo tempo, apertamente, dall’indimenticabile Margareth Thatcher che, a suo turno, aveva resistito ai ricatti dei sindacati britannici, sconfiggendoli e rimettendo in sesto quella che, da tempo, era la decadente economia del Regno Unito. I nostri dovrebbero imparare la sua più che utile lezione…

Qualcosa di simile è avvenuto anche in Brasile negli anni ’60 quando, analogamente, l’allora ex presidente João Goulart stava chiaramente per optare per il modello collettivista – e qui ci sarebbe da spiegare come Goulart era giunto alla presidenza, in seguito alla rinuncia del presidente Jânio Quadros, ma ci si allungherebbe troppo – mentre, dinanzi a tale minaccia, ed i distinti focolai di guerriglia, la Popolazione, politici, i media e la Chiesa, avevano prontamente invocato l’intervento militare per scongiurare il rischio della “cubanizzazione” del Brasile. Ed oggi si sostiene che le vittime “contabilizzate” sono state circa trecento (300). Tuttavia, tutti riconoscono che in quei due decenni il Paese ha fatto grandi progressi economici. E, così come in Cile, gli stessi militari hanno restituito il potere ai civili. Diversi guerriglieri sconfitti dai militari, hanno poi integrato i recenti governi di Lula e della Dilma; questo, tanto per dare un’idea del livello e da quale genere di personaggi il Brasile è stato governato negli ultimi 12 anni. La “presidenta”  (guai non non definirla con tale espressione) aveva addirittura criticato le azioni militari contro l’Isis, con cui bisognava dialogare, già…; lei, naturalmente non perde occasione per dichiarare di essere stata torturata dagli inquisitori; eppure, l’attuale brillantissima giornalista di economia Miriam Leitão, ugualmente arrestata dagli stessi “aguzzini”, dichiara di non essere stata affatto torturata; la stessa versione proviene da altre colleghe, arrestate insieme alla commiserevole Dilma. In compensazione, lascio alla fantasia del lettore immaginare quale preferenziale trattamento che il regime castrista avrebbe riservato a potenziali terroristi per semplici proteste in piazza pubblica…

E sempre in Brasile, più recentemente, per iniziativa di un coraggioso Sergio Moro  – magistrato di Curitiba -, insieme a diversi diversi altri P.M. sono riusciti a scoperchiare un autentico vaso di Pandora in cui si celava il più grave e sinistro scandalo, che coinvolgeva un sofisticato quanto maligno congegno di corruzione, organizzato proprio dal PT (Partito dei Lavoratori guidato dal blasonato Lula, il più recente pupillo della depressa sinistra orfana), un deleterio sistema dalle dimensioni che non si sono mai viste in tutta la storia della politica mondiale. Consisteva in una delittuosa connivenza fra dirigenti della più importante società brasiliana, una delle più prestigiose e potenti imprese mondiali, la PETROBRAS (la maggior parte già agli arresti domiciliari per aver collaborato con la Giustizia), che in compiacente e sistematica combutta con i più importanti dirigenti, parlamentari e ministri del governo “petista” in un giro di tangenti miliardarie, ricorrevano pure a conti esteri segreti (in parte già identificati), per distribuire altrettanti valori – in nero – ai partiti del governo ed alle agenzie pubblicitarie contrattate per le rispettive campagne elettorali.

Niente di Nuovo, un primo tentativo di smascherare lo stesso presidente ed i suoi alleati, all’epoca del cosiddetto “Mensalão”, una specie di stipendio mensile, in nero, destinato ai parlamentari “stimolati” a votare a favore delle misure del governo. Quando lo scandalo è scoppiato, gli alleati avevano salvato il presidente, ma a pagare con l’arresto è stato il suo delfino José Dirceu – ex combattente guerrigliero, Kompagno di armi della brava Dilma – ed oltre ai pubblicitari coinvolti ed altri parlamentari, condannati insieme a due amministratori e segretari del PT. Il presidente dell’Uruguay, Pepe Mujica scriverà nel suo libro che lo stesso Lula gli aveva confidato che era “l’unico modo di governare il Brasile”…  Gli autori Andrés Danza ed Ernesto Tulboviz descrivono come la Dilma aveva tramato insieme alla Kirchner l’isolamento del Paraguay, convincendo pure Mujica per forzare l’entrata del Venezuela nel MERCOSUL. Infatti, l’ex “presidenta”, avvalendosi di spie cubane, aveva cercato di comperare l’approvazione del Parlamento del Paraguay che vi si opponeva; l’inclusione del regime del caudillo Hugo Chaves è stata, dunque, imposta con il ricorso a sotterfugi, scavalcando tutte le complesse norme vigenti. Ecco i metodi preferiti da questi politicanti che tanto condannano il denaro – sterco di Satana -, ma che serve per raggiungere i propri fini di potere… Per fortuna che, destituita la Dilma, interrompendo la più grave crisi economica in un intero secolo; ed i nuovi governi tanto del Brasile come dell’ Argentina, nel frattempo, hanno deciso di riparare a tale abuso, dando al regime di Maduro un ultimatum per regolarizzare la situazione nella Comunità, restituendo al Paese un minimo di democrazia, cominciando con la liberazione anche dei prigionieri politici, caso contrario ne verrà escluso…

I bravi mancini nostalgici dei modelli sovietici, dunque, che tanto invocano la democrazia quando sono minacciati di essere raggiunti dalla Giustizia, avevano perfino un progetto di legge per mettere sotto controllo la stampa; in Argentina, la Kirchner aveva monopolizzato la carta da giornale affinché potesse boicottare i rotocalchi a lei poco favorevoli, specialmente il CLARÍN; in Brasile, invece, per poco, non passava l’introduzione di una specie di commissione nominata dal presidente per il controllo dei media; da noi questi metodi sono noti con il nome di Censura! Tanto Lula come la Dilma, inoltre, avevano tentato di introdurre le commissioni di “democrazia diretta” sul modello dei Soviet, con potere legislativo al pari del Parlamento… Insomma, niente da meravigliarsi con un ministro per la Comunicazione Sociale come Franklin Martins, no? C’è, quindi da sorprendersi se anche al nostro ricercato Cesare Battisti è stato concesso asilo politico e riceve sussidi – pare – dalla C.U.T. centrale dei lavoratori, versione locale della CGL…

Ebbene, scoperto il “Mensalão”, si sono avvalsi di una delle 10 società più prospere al mondo per estorcere – agli occhi dei distratti -, in modo quasi “legittimo”, una valanga di miliardi alla statale PETROBRAS; il nuovo modello è stato subito denominato dai media “Petrolão”; ma non finisce qui, si è già aperto il nuovo canale della deviazione di altri miliardi dai fondi di pensione delle società pubbliche; e proprio in questi giorni, inizia un nuovo capitolo, infatti,  si è scoperto un’ulteriore via altrettanto oscura, quella del BNDES, l’istituzione di credito per lo sviluppo che finanziava grandi opere all’estero – ciò che richiederebbe l’esplicita approvazione parlamentare; opere gigantesche, come se il Brasile non avesse urgente bisogno di importanti  investimenti nei settori di Sanità, Educazione, Sicurezza, Logistica e Trasporti; e questa gente, finanziava a tassi d’interesse sussidiati, i peggiori regimi, ma sempre Kompagni ideologici.

C’era chi autorizzava, in sistematico metodo fraudolento includendo anche finanziamenti miliardari a lungo termine alle grandi società brasiliane (principalmente la ODEBRECHT, il cui massimo dirigente si trova in arresto da oltre un anno) per appalti anche truccati, mentre quelli esteri, sempre coperti da segreto, generosamente concessi dalla BNDES (banca per lo sviluppo nazionale), ma destinati in maniera soggettiva e senza autorizzazione parlamentare ad opere pubbliche in Paesi come Cuba, Venezuela, Bolivia, Ecuador, Costa Rica, Nicaragua, ma non solo agli amici del cosiddetto socialismo “bolivariano”- al quale il Brasile stava per associarsi, ma anche a Paesi africani come Angola, Mozambico, per piattaforme e sondaggi petroliferi, centrali idroelettriche, porti, metropolitane.

Una di queste opere l’appalto era stato assegnato niente meno che al nipote di Lula – Taiguara Rodrigues dos Santos – che possedeva una modesta officina di vetreria, non avendo le qualifiche per assumersi servizi di ingegneria per modifiche dell’idroelettrica di Cambambe in Angola, ricevendo circa cinque milioni di €uro, senza realizzare alcun servizio; il curioso è il fatto che – pare – i tempi della firma fra contratto e assegnazione di un appalto di tale natura e complessità, siano trascorse poco più die due (2) settimane; evidentemente, tutto ciò ha attirato l’attenzione degli inquirenti; ed ancora più singolare è che lo stranamente fortunato parente, questionato dalla polizia federale, non abbia saputo spiegare per quale merito sia stato premiato quella bella somma, ciò che ora è oggetto di formale denuncia da parte dei P.M., sia nei confronti dello stesso nipote, come del generoso zio che avrebbe facilitato il finanziamento pubblico internazionale…

Ma la piovra agiva con molti tentacoli; ad un certo punto, la nefasta Organizzazione, specializzata a manipolare beni pubblici per benefici privati (dei Kompagni), aveva deciso di fare investimenti altrettanto dubbi, acquistando addirittura l’obsoleta raffineria americana di Pasadena, un vero ferro vecchio pagato somme assurde, seguita dalla raffineria di Okinawa, risultando in gravissime perdite per l’inconcepibile elevato prezzo di imprese totalmente inutili, proprio quando la Signora Dilma Rousseff era a capo della PETROBRAS; dinanzi allo scandalo, si è subito affrettata a sostenere di aver firmato i contratti senza essere consapevole delle clausole oltremodo sfavorevoli; ciò che i direttori delegati alla negoziazione, smentiscono categoricamente, i quali, ora, si trovano agli arresti domiciliari per aver raggiunto l’accordo con i Magistrati, appunto in qualità di collaboratori di Giustizia, con l’impegno di confessare e fornire le prove di tutta una serie di intrallazzi praticamente istituzionalizzati. Non sorprende, così, il fatto che in seguito a tante delittuose deviazioni, la PETROBRAS ha rischiato il perfino il fallimento.

Ebbene, dopo che i Magistrati hanno indiziato e condannato decine di politici, ex ministri, come il braccio destro del presidente, José Dirceu, – condannato a decine di anni di carcere – i suoi ministri dell’economia Guido Mantega ed Antônio Palocci – attualmente agli arresti, dovendo spiegare come si è arricchito in così poco tempo – e gli ultimi tre amministratori del partito di Lula – già condannati. Ed ecco, le due camere (dei Deputati prima e del Senato poi) dopo un lungo iter legale e costituzionale, con l’avallo della Corte Suprema, in maggioranza nominata proprio da Lula e dalla Dilma, hanno destituito quest’ultima dalla presidenza; proprio lei che è considerata la peggiore massima autorità del Brasile della storia politica del Paese, l’ex combattente guerrigliera Dilma Rousseff, nota per la sua prepotenza perfino con i suoi ministri, destituita per tutta una serie di ragioni, qui troppo lunghe e complesse da esporre in questo già eccessivamente prolisso articolo.

E nel frattempo, magistrati dello stato del Paranà – secondo i quali a capo di tutto il delittuoso ingranaggio hanno pubblicamente accusato in una vistosa conferenza stampa, lo stesso Lula; ma altri magistrati dello stato di São Paulo e del distretto federale di Brasilia – in attesa di nuove denunce ed accuse -, lo hanno già denunciato e messo formalmente sotto accusa per altri tre distinti delitti: a) tentativo di ostacolare la Giustizia; b) di corruzione passiva ed attiva; c) peculato, falso ideologico ed arricchimento illecito e non dichiarato, insieme alla sua consorte ed altri membri della sua famiglia, essendo ora soggetti ad imminente arresto.

Ma naturalmente non mancano i puntuali nostrani politici di pantone – D’Alema è uno di quelli che non hanno subito perso l’occasione di criticare la “persecuzione” dei suoi Kompagni brasiliani da parte della polizia federale – notoriamente molto seria – e dalla magistratura. Naturalmente, non sono mancati all’appello i media di inclinazione socialista, simpatici alle sinistre cause mancine, dove i fedeli corporativisti hanno prontamente alzato gli scudi in difesa dei soggetti (LulaDilma) le cui famiglie e rispettivi alleati, in Brasile, non possono nemmeno più presentarsi nei ristoranti senza essere, insultati pubblicamente in maniera umiliante aperta ed oltremodo vistosa.

Eppure, la cosa non dovrebbe sorprendere, infatti, dopo il suo primo mandato, Lula – in totale contraddizione con il suo discorso elettorale –ha astutamente seguito i programmi del suo ben più equilibrato predecessore, il cattedratico socialdemocratico Fernando Henrique Cardoso, invece, adottando in seguito, durante il secondo mandato successivo, un radicale cambiamento di direzione; infatti, durante i nove anni seguenti, gettando la maschera del moderato, inaugura un nuovo periodo di politiche di conio chiaramente demagogico e populista, credendo di farla franca con quelle che abilmente chiameranno “contabilità creative” – la definizione è degli stessi ministri di Lula e della sua degna erede -,  affondando il Brasile nella più grave crisi economica mai vista negli ultimi cinquant’anni in questo Paese continentale ricco non solo di enormi risorse naturali, ma soprattutto di un capitale umano raro. Insomma, nonostante la situazione critica hanno deliberatamente sperperato miliardi con il Mondiale di calcio e con le Olimpiadi, credendo che con queste avrebbero rafforzato il proprio potere, mentre invece è avvenuto l’opposto, perché la gente non è stupida, agli spettacoli sportivi preferisce sopravvivere in decenza, senza dover fare umilianti file attorno agli ospedali sprovvisti; avere scuole degne capaci di insegnare davvero anche il poco diffuso civismo; poter andare per strada senza essere rapinati in ogni aperta via pubblica, in piena luce del giorno. Disporre di porti e strade adeguate, migliorando la mobilità delle merci che spesso marciscono per strada, ed obbligando la gente a passare parte della propria vita in mezzi lenti e scomodi per recarsi al proprio lavoro. Ma vedremo cosa ci riserveranno le indagini sulla costruzione degli elefanti bianchi degli stadi: nuove sorprese, all’orizzonte…

Ma per riprendere l’iniziale nocciolo del discorso a cui fa riferimento il titolo dell’articolo, ossia, l’equivoca doppiezza degli ultimi simpatizzanti superstiti del marxismo, che già avevano nutrito la speranza di vedere perfino la nomina di Lula a niente meno che al Premio Nobel per la Pace e addirittura alla Segreteria delle Nazioni Unite; e, se facciamo concretamente il paragone con la clemente quanto ipocrita magnanimità che mostrano nei confronti dei diversi tiranni, come quelli di Cuba o Venezuela, paragonando gli avvenimenti del Cile e del Brasile alle tragedie cubana e venezuelana, emerge la loro palese ambiguità in tutta la dimensione della loro vergognosa falsità.

E, per rendersi  conto di quanto male abbia generato la Rivoluzione Cubana, soprattutto ai Cubani, mi sembra utile la lettura di un didattico saggio del prestigioso autore argentino Andrés Oppenheimer – lo stesso che ha smascherato lo scandalo degli “Iran-contra”, vincendo fra l’altro diversi premi letterari, fra i quali due Pullitzer (1989 e 1994) un Ortega Y Gasset (1998) ed altri ancora, che, dopo aver trascorso diversi periodi a Cuba, ha descritto bene il coinvolgimento con il traffico di cocaina, diamanti ed avorio del regime castrista fra Colombia, Panama (il cui ex presidente Noriega sconta la condanna negli Stati Uniti), Cuba e la Florida, in cui Castro dopo un biasimevole ed equivoco processo-farsa, alle tre di notte del 13 Luglio del 1989, ha fatto prelevare e fucilare, uno dei più amati eroi della Rivoluzione, il Generale Arnaldo Ochoa Sánchez – l’unico che poteva dare del tu al Caudillo del Caribe – ed altri alti ufficiali, il Capitano Jorge Martínes Valdéz, il Maggiore Amado Patrón Trujillo, pur di salvare la propria faccia, appunto, quella dell’illibato comandante supremo. Questo fattaccio che ha scandalizzato tutta l’Isola, ma soprattutto umiliato le vedove e le famiglie degli ufficiali assassinati, viene descritto nel CASTRO’S FINAL HOUR (L’Ora Finale di Castro). Altri orrori ce li riportano Carlos Alberto Montaner – JOURNEY TO THE HEART OF CUBA (Viaggio al Cuore di Cuba);Castro non è nuovo al tradimento dei suoi più intimi amici e compagni di battaglia; si dice che lo stesso Ché Guevara sia stato tradito – su ordine sovietico -, dal Comandante; inoltre, è utile leggere pure AGAINST ALL HOPE (Contro Ogni Speranza) di Armando Valladares, gettato in galera e liberato solo grazie all’intervento del presidente François Mitterand.

Del resto, ormai non credo che ci siano più dubbi del totale fallimento della Rivoluzione Cubana, che doveva eliminare la corruzione, la prostituzione nei bordelli, la mancanza di libertà esistenti durante la dittatura di Batista. Ma, avendo visitato personalmente l’Isola, ho potuto constatare di persona, insieme a mia moglie, a quale grado e fino a che livelli spiccioli è giunta la corruzione a Cuba attualmente: a tutti gli strati sociali, la mancia di nascosto per ottenere mezzo rotolo di carta igienica in più, perché razionata in hotel di quattro stelle; il contrabbando dei sigari di ogni marca, sottratti al governo ed offerti per le strade ai turisti; la prostituzione, proposta nelle vie pubbliche, sotto la protezione degli stessi poliziotti; non parliamo, poi, delle diffusa miseria e della totale mancanza di libertà; degli ospedali con il cartone e pellicole di plastica alle finestre; certo, uno scenario deprimente; ci sarebbe veramente da scrivere un interessante libro intero, ma in mancanza di tempo, suggerisco la lettura di una delle tante pubblicazioni, la più recente delle quali di uno specifico importante testimone dal vivo.

Le ragioni che smascherano il mito, e mettono in scacco i modi e la realizzazione di tali equivoche scelte politiche ed economiche, ce le spiega meglio di tutti, in maniera magistrale, la guardia del corpo numero Uno della scorta (definita dall’autore “la sua vera famiglia” di Fidel Castro, l’ufficiale Juan Reinaldo Sánchez, dopo anni di ingiusta incarcerazione perché un suo fratello era riuscito a scappare in Florida, descrive i suoi diciassette anni al servizio diretto del Comandante. Finalmente scarcerato, dopo aver subito ingiustamente la condanna, e dopo alcuni falliti tentativi, era lui stesso riuscito a fuggire da Cuba, e scrive il suo pedagogico resoconto pubblicato inizialmente in Francia sotto il titolo originale LA VIE CACHEE DE FIDEL CASTRO (La Vita Segreta di Fidel Castro), stranamente inesistente in traduzione italiana. Da anni aspettavo questa lettura e finalmente l’ho trovata. Vi descrive virtù e peccati di un individuo freddo, calcolatore, indifferente perfino nei confronti dei suoi nove (9) figli con cinque (5) donne distinte e che per anni non si conoscevano nemmeno… L’autore espone quella  che per un Paese che naviga da mezzo secolo nella miseria e nelle privazioni, una vita lussuosa di un monarca; le numerose residenze private – una ventina – un’isola privata solo per lui, lo yacht, vini e whisky carissimi; ma soprattutto, la palese ingratitudine nei confronti dei suoi più intimi amici e collaboratori, immediatamente incarcerati per il semplice sospetto di presunta slealtà.

In pratica, il personaggio, tanto amato dai nostalgici del collettivismo, rievoca lo spirito stalinista ed assomiglia molto al modello che lo storiografo Robert Conquest descrive nei suoi numerosi saggi storici, dedicati al periodo stalinista dell’Unione Sovietica. Una lettura davvero estremamente importante perché scritta da chi aveva accesso ad aspetti addirittura intimi della vita quotidiana del tiranno; un’opera capace di demolire l’artificiale mito di una grande personaggio che, in realtà non ha fatto altro che regnare come un vero satrapo che ha monopolizzato il potere, sacrificando l’esistenza di milioni di sudditi ai quali nega le più elementari libertà. Un guerrafondaio che inviava spie in tutta l’America Latina, guerriglieri e truppe in giro per il mondo ed i soliti noti lo ricevevano come un grande statista; grande sì di statura fisica, moralmente piuttosto limitato. Altro che Generale Pinochet che in confronto non risulta altro che un semplice dilettante…

Mi auguro che in breve giunga il momento che anche sul mercato italiano si presenti questo straordinario documento che descrive una buona parte della sconosciuta vita pubblica e privata, avendo l’autore vissuto, praticamente, alla porta accanto per proteggere giorno e notte un dittatore che aveva molti motivi da temere e che le ideologicamente complici ed ambigue sinistre di tutto il mondo hanno sempre cercato di preservare ed altrettanto spesso di esaltare, elevandolo al rango di romantico eroe rivoluzionario. Ma, aspettiamo, sarà interessante poter osservare le reazioni di ciò che resterà di tali orfani del Comunismo. Immagino già l’imbarazzo e l’incapacità di giustificare ancora la sopravvivenza anche questo vecchio poco spontaneo mito che fatalmente terminerà a far compagnia, non dico di quella figura comica di Hugo Chaves, ma – considerando le riserve per le rispettive dimensioni – di StalinMaoPol Pot, nel cimitero dei dittatori tradizionali con il solo vantaggio delle longevità del sistema e della propria vita. Il blasonato Castro è un soggetto che ha fatto fuori oltre diecimila (10.000) individui durante i primi giorni dell’inutile Rivoluzione, spopolando oltre un terzo dei suoi conterranei, rifugiatisi in quello che i satrapi di turno definiscono l’inferno del capitalismo, mentre ormai più nessuno – oltre agli impenitenti collettivisti – crede ancora nel cosiddetto Paradiso del Proletariato.  Infatti, se è vero che durante la dittatura di Batista a Cuba c’erano evidenti sacche di miseria, ora tutta l’Isola, salvo la nomenklatura, si trova in regime di estrema povertà; Ingegneri e Medici che sopravvivono con una mensilità di qualche decina di Dollari americani; ma, naturalmente, gli indottrinati attribuiranno la colpa di tale stato di indigenza, al boicottaggio economico americano. La definizione di “impenitenti”, ovviamente, la dice tutta…

– Ed intanto, il 10 Ottobre, una nuova denuncia da parte dei PM ha raggiunto il bravo Lula, suo nipote ed altri nove (9) personaggi, per via del nuovo caso del BNDES…

– Mentre l’ 11 Ottobre – a Mérida (Venezuela) si svolge la partita per le qualifiche aiMondiali di calcio in Russia, i Brasiliani hanno dovuto portarsi appresso non solo l’acqua minerale, ma niente meno che la CARTA IGIENICA che nel regime del “buon” Maduro è genere raro… Pare che l’ economia “bolivariana” del Venezuela sia matura..

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– La partita per le qualifiche al Mondiale di calco in Russia, a Mérida fra la “seleção” brasiliana e la nazionale venezuelana, finita con la sconfitta del Venezuela, ha mostrato, ancora una volta, la cruda realtà di questo potenzialmente ricco Paese: ben 22 minuti di interruzione per mancanza della luce… durante tale periodo, un sonoro coro ha intonato un sintomatico “FUERA MADURO! FUERA MADURO! FUERA MADURO!”Siamo all’epilogo del disastroso esperimento del Socialismo de XXI Secolo – Bolivariano…