IN DIFESA DELL’EGOISMO di Barbara Di Salvo (Recensione)

L’Egoismo non è Egotismo

Eloquente lettura ricca di spunti ed osservazioni oltremodo pertinenti. Personalmente, credevo di aver capito tutto dopo aver letto l’insuperabile saggio di Ayn RandLA VIRTÙ DELL’EGOISMO –https://liberalismowhig.com/2016/11/01/legoismo-ed-il-progresso/ invece, qui Barbara Di Salvo fornisce davvero tutta una serie di riflessioni e pertinenti complementari osservazioni.

Si legge benissimo anche in poche ore, perché no, sulla spiaggia, magari sotto l’ombrellone nella brezza delle vacanze estive e riscoprire valori che i collettivisti hanno cercato invano di condannare e addirittura eliminare. Com’è possibile togliere all’individuo l’aspirazione al premio che non è necessariamente di natura materiale, infatti, non è del tutto naturale e lecito che si desideri ottenere il riconoscimento altrui, ed agire in beneficio proprio per poter godere semplicemente del prestigio conquistato con il proprio merito? Tutti noi abbiamo le nostre preferenze e c’è chi ha l’ambizione di avere e chi di essere, ma in fondo la differenza non è poi così abissale.

Dunque, questa è una bella e circonstanziata esaltazione delle capacità dell’individuo attivo ed irrequieto che, non appagato, persegue sempre nuove soddisfazioni, così, con le sue particolari e mutevoli iniziative, mirando ad un risultato come al proprio successo, ma simultaneamente, giovando se stesso, dà pure un suo contributo al progresso generale, grazie alla sua capacità di adeguarsi e adattarsi alle nuove circostanze, sempre alla ricerca di strade nuove, scopre nuovi orizzonti, in questo nostro mondo competitivo, ricco di inattesi imprevisti, come un altro esimio autore – Nissim Nicholas Taleb – magistralmente espone nel suo IL CIGNO NERO. L’individuo, infatti, è mosso non tanto dalle certezze, ma piuttosto dall’imponderabile realtà di dubbi, quindi, dall’incertezza e dalla curiosità; non tanto  dalla sicurezza, ma dal timore; non tanto dalla sazietà, ma dall’appetito ed ancora di più dalla fame, dalle diverse necessità che senza poterle prevedere, come nuovi ostacoli, incrociano il nostro destino.

Allora, non è l’abbondanza o la piena soddisfazione realizzata che generano il progresso umano, bensì la scarsità e l’ambizione che ci stimolano ad avanzare sempre alla ricerca di nuove soddisfazioni, nuovi limiti per mettere alla prova le nostre specifiche capacità e scoprire la nostra dimensione in un nuovo spazio. Abbondanza e soddisfazione compiute sono il seme da cui germoglia la rassegnazione. Non per niente, gli individui più attivi si alimentano di insoddisfazioni e mossi dall’ambizione di progredire, mirano sempre più avanti e più in alto, alla scoperta di nuovi orizzonti, inseguendo la luce del sole che ugualmente non è statica ma si sposta in continuo. I seguaci dell’egualitarismo, intanto, credono ancora che il massimo del benessere si raggiunga con la serenità; invece, la serenità guida direttamente alla sterilità delle idee e, con il tempo, ci porta fatalmente verso il declino.

Perciò, di preferenza, l’individuo deve sempre guardare avanti, conservare la memoria del passato, ma cercare nuovi indirizzi, già preparato ad affrontare nuove incognite, senza mai abbassare la guardia in una realtà di costanti sfide; sempre pronto a schivare rischi e superare ostacoli che fatalmente incontra strada facendo. Ed è così che si sviluppa la creatività dell’individuo che, innovando rompe paradigmi consolidati nel tempo, rendendoli sovente ormai obsoleti, per dare inizio a nuovi paradigmi mai conosciuti prima, proprio perché anche – se non soprattutto – la realtà non è statica, ma sempre dinamica giacché tutto cambia e tutti noi ugualmente non siamo mai gli stessi, perché nella misura in cui passa il tempo, impariamo dalle nuove esperienze e guardiamo alla nuova realtà interpretandolo in altri modi.

Pertanto, pagine da raccomandare assolutamente a tutti coloro diffidano delle certezze e che credono alle capacità individuali di aumentare quella che è la torta della ricchezza presumibilmente finita; infatti, la ricchezza non è fatta solo delle risorse naturali che la natura proporziona, proprio perché esse sono sempre limitate; è l’individuo con la sua curiosità, con il suo capitale umano, con le sue singolari percezioni, da cui idee specifiche dalle quali derivano le sue personali iniziative, permettendogli di incrementare importanza con valore aggiunto, trasformandole in beni migliori, di maggiore utilità con cui, poi, aumenta il benessere non solo dei singoli umani ma della società in cui vivono e della stessa umanità.

Come l’autrice ben sostiene l’egoismo non è un male come è stato da troppo tempo sostenuto; non è una qualità da condannare, anzi, è il massimo del bene umano; infatti, suggerisce che bisogna considerare che il contrario di egoismo non è affatto l’altruismo, bensì l’autolesionismo.

L’egoismo, di fatto, è una necessità biologica insita del nostro organismo, ed è presente in tutte le specie viventi, stimolato dalla chimiche dei rispettivi geni che agiscono nella natura vivente, come giustamente insegna Richard Dawkins nel suo pedagogico IL GENE EGOISTA che l’autrice, a buon proposito, cita con una certa insistenza.

Del resto, qualsiasi osservatore intende che lo stesso altruismo non è altro che l’altra faccia della stessa medaglia dell’egoismo: infatti, pratichiamo la solidarietà in primo luogo per soddisfare noi stessi, proprio per sentire il piacere di poter, in qualche modo aiutare il prossimo od un semplice animale – un uccellino che ha sbattuto contro una vetrata – o togliendo una pietra in mezzo alla strada, affinché un anonimo veicolo in transito – che magari non abbiamo mai visto prima -, non ci sbatta contro, od irrigando una pianta un po’ appassita, magari di una tomba di un ignoto in un cimitero accanto ad un nostro parente.

Personalmente, tuttavia, non condivido con la Di Salvo l’idea dello Stato dal potere centralizzato, né con il valore che sembra riconoscere alla democrazia che, come insegnano Frank  Karsten Karel Beckman in OLTRE LA DEMOCRAZIA https://liberalismowhig.com/2017/12/22/10025/, o Hans-Hermann Hoppe in DEMOCRAZIA: IL DIO CHE HA FALLITO, perché il potere centrale e la democrazia delle maggioranze, prima o dopo tendono a trasformarsi in dittature della maggioranza. Intendo che costituiscono modelli che calpestano le legittime prerogative non solo individuali, ma anche delle minoranze, perversamente messe a tacere. In democrazia, si osserva con frequenza – anche attraverso ingiuste quote – come si tolgono meriti ad alcuni che dovrebbero ottenere il dovuto riconoscimento, a favore di altri, privi di alcun merito. Infatti, l’individuo, invece, dev’essere stimolato ad agire senza necessariamente poter contare su ingiustificati privilegi od ambigue compensazioni politiche. Certo, ci sono individui che per fatalità, per fortuite disgrazie o per aleatori capricci casuali della natura risultano penalizzati da un amaro destino; a costoro, è dovere civico di riservare delle compensazioni.

Tuttavia, anche la solidarietà civica non dev’essere necessariamente imposta, questo perché l’autentica solidarietà, quella più onesta, di solito, è anonima, volontaria e spontanea, come la si osserva con frequenza dalle fondazioni americane; altrimenti, quando la solidarietà è istituzionalizzata, non fa altro che inibire le iniziative dei singoli, stimolando l’irresponsabilità e la pigrizia degli altri, quando non coltiva e addirittura alimenta i sempre pronti e numerosi parassiti che si intrufolano e si approfittano dei privilegi riservati o concessi da un deleterio potere politico connivente con le sue rispettive inique appendici burocratiche.