Un episodio che ha cambiato la storia del mondo

Dopo aver letto l’interessante articolo di Ulderico Munzi pubblicato su www.politicamagazine.it a proposito del periodo in cui il futuro Duce insegnava alle elementari di Tolmezzo – località di nascita di mio padre – credo di poter aggiungere un modesto contributo, riportando un episodio poco noto al pubblico e che in fondo ha condizionato e cambiato la rotta della nostra storia. Infatti, nel 1906 Mussolini aveva stretto una solida amicizia con l’avvocato Dante Marpillero, zio di mio padre. Da lui stesso mio padre aveva appreso che un sabato del 1907, non vedendo Mussolini arrivare all’abituale appuntamento, suo zio si era recato alla locanda dove alloggiava l’amico di Predazzo ed entrando nella sua stanza lo aveva trovato totalmente abbattuto con la pistola carica pronta ad essere utilizzata e sul tavolo un foglietto con il suo messaggio di addio da questa esistenza. Apprendeva che Mussolini aveva contratto una grave malattia venerea; e tolta l’arma dalle mani dell’amico lo porterà dal medico condotto che si occuperà del maestro. Non è escluso che quella stessa malattia, per la quale allora non esistevano medicinali, possa aver influenzato il futuro comportamento di Mussolini.

E’ evidente che se Dante Marpillero non fosse giunto in tempo, le sorti della storia dell’Italia, dell’ Europa e del mondo non sarebbero certamente state le stesse; infatti, è noto come i movimenti collettivisti stavano conquistando spazio un po’ ovunque in Europa, ma specialmente in Spagna, dove i comunisti insieme agli anarchici conquisteranno il potere, mentre in Italia, in Francia, in Germania ed in Inghilterra – fra gli altri Paesi – la minaccia del pericolo rosso diveniva sempre più concreta. Infatti, il comunismo sembrava dover diventare il modello dominante, in grado di risolvere i grandi problemi ed i conflitti sociali dell’epoca; tanto è vero che perfino negli Stati Uniti si era sviluppata una certa simpatia per il “successo” che – secondo la propaganda – avevano raggiunto con il collettivismo, almeno in apparenza, nell’Unione Sovietica.

Ora, in nessun momento della mia vita, io ho mai approvato le idee ed i metodi adottati dal movimento fascista ed in qualità di convinto antirazzista e liberale sincero, a maggior ragione, non avrei mai potuto simpatizzare con quel crudele nazismo. Del resto, nessuno potrà mai negare che il periodo storico in cui questi due regimi hanno dominato le tragiche scene dell’ Europa occidentale hanno costituito uno dei più neri passaggi storici dell’umanità.

Tuttavia, mi sembra lecito ipotizzare che nel caso in cui l’avvento di Mussolini ed il conseguente successo dello stesso Hitler sulla falsariga del “camerata” italiano e quello di Franco in Spagna, non si fossero prodotti, molto probabilmente, il bagno di sangue ed i silenziosi lutti, soprattutto ad opera di Stalin, avrebbero potuto mietere un numero di vittime infinitamente superiore. Infatti, non a caso, seppur attraverso la violentissima lunga e tremenda guerra, di Hitler e di Mussolini, in Occidente, alla fine ci si è potuti liberare; mentre la delittuosa opera di Stalin continuerà indisturbata per ancora un lungo decennio e tutti sappiamo che le sue vittime, solo nel cosiddetto “paradiso del proletariato” dell’Unione Sovietica saranno più numerose di quelle prodotte da tutto il conflitto mondiale.

Allora, non possiamo chiederci cosa avrebbero potuto aspettarsi le generazioni che ci hanno preceduto e quelle successive se solo l’azione di Stalin si fosse estesa all’Europa occidentale ed al resto del mondo, come sembrava abbastanza possibile che succedesse?

Certo, la storia non si scrive con i “se” o con i “ma”; essa si scrive con gli eventi concreti che lasciano le tracce e condizionano l’avvenire… ma proprio per questo alimento questi dubbi che mi hanno stimolato ad elaborare questa congettura che a me non sembra eccessivamente assurda…

Ad ogni buon conto, se qualcuno dovesse ancora dubitare dell’episodio qui sopra esposto, potrà benissimo consultare un’opera di Paolo Monelli MUSSOLINI PICCOLO BORGHESE – nel quale questo importantissimo avvenimento viene chiaramente riportato, proprio grazie anche – ma non solo – alla testimonianza di mio padre che negli anni ’30, in Val Passiria, riceverà la visita di Mussolini, in veste di potente governante, ricordandosi ancora di aver conosciuto quel nipote del suo vecchio amico di baldorie.

Però, se i ricordi di mio padre non dovessero bastare per convincere, c’è pure la memoria della cugina di mio padre, Gina Marpillero – socialista, anche lei nipote dello stesso zio a confermarlo; infatti, nel suo libro GENTE DI PAESE si riferirà brevemente proprio a questa vicenda e narrerà come lo zio Dante ogni tanto visitava l’amico di altri tempi anche a Palazzo Venezia.

Ciò che Gina non rivela, invece, è che Dante, ad un certo momento, aveva cominciato a lamentarsi dell’andazzo che aveva preso il fascismo, in netto contrasto con quegli ideali che li avevano allora accomunati, ed un brutto giorno, subendo l’umiliazione di vedersi rifiutare un nuovo incontro, deluso e non incontrando, a sua volta, una mano amica pronta a disarmare la sua mano decisa in quel dissapore, aveva premuto il grilletto, interrompendo in questo modo una vita che aveva certamente condizionato e determinato un’ importantissima svolta al naturale corso della storia umana.

L’episodio, del resto, non è inedito; era già stato pubblicato  anche dalla DOMENICA DEL CORRIERE N° 31 del 4 Agosto del 1984, in un’intervista rilasciata a Fabrizio Castellini che  riportava pure la testimonianza del medico Dr. Luigi Cavassi, genero del Dr. Umberto Cecchetti che in quell’occasione si era occupato della malattia dell’allora maestro di Tolmezzo.